Padre Camillo Bianchini
LIDUINA MENEGUZZI: FIORE DELLA NOSTRA TERRA PADOVANA!
Omelia di Padre Camillo Bianchini Una settimana fa non conoscevo Sr. Liduina.
Perdonate allora questi pochi miei balbettii e con me perdonate anche Sr. Bianca che mi ha invitato perché, fidandosi, ama ancora rischiare l’impossibile.
E’ meraviglia e grande gioia per me la vostra presenza e solennizzare questo 10° anniversario del vostro radunarsi: amici, colleghi nella professione di Sr. Liduina, consorelle: tutti uniti nell’apprezzare una radice validissima della nostra terra padovana, di Giarre di Abano.
Radice e primo fiore di primavera, spunta tra foglie secche e arbusti, timido per la sua semplicità disarmante, ma con la potenza dell’innocenza, spunta dal terreno che avverte ancora le prime zolle primaverili, della povertà che stringe, e subito riscaldato dal sole del mattino, dagli intensi affetti che legano la numerosa famiglia Meneguzzi. Gli spuntano altri fiori accanto, ma esso rimane più piccolino, ama nascondersi tra foglie che il vento disperde e gioisce e contempla la bellezza dell’aiuola che gli si compone attorno.
Lentamente anche lui crescerà e sarà notato anche dagli altri fiori, e la gioia sarà di tutti, moltiplicata. Vita della natura, bella, semplice proprio perché naturale.
Vita di Angelina, giovanissima adolescente, definita dai padroni presso cui presta servizio: «serva fidatissima, laboriosissima, umilissima, una creatura ammirabile». Uguale eco dei fratelli: «Angelina amava il lavoro, sembrava nata per lavorare». Lo riconosce Angelina stessa a una sua amica: «Il servizio è duro, ma lo sostengo volentieri nel nome del Signore…Il pane mangiato con sudore è più buono di quello mangiato senza fatica».
A 17 anni ci sono già tutti gli ingredienti chiarissimi e profondi che alimenteranno la sua vita con una determinazione senza sosta: «Dobbiamo guadagnarci il Paradiso con il lavoro e con la carità, non si può acquistare la gloria del cielo e non volere il sacrificio anche della vita se fosse necessario». Sarà proprio così: futuro già autodescritto.
A 25 anni entra nella bellissima famiglia delle Salesie a Padova e farà la sua prima offerta totale a Dio: c’era da aspettarselo! Tutta aperta e donata: il resto della vita, servizio instancabile, senza riserve, senza eccezioni, anche della salute, ma sarà solo manifestazione progressiva e a tutto campo. Non bastasse, alla sua consacrazione di offerta totale aggiunge quella di offrirsi per espiare il male: confiderà alla consorella Sr. Achillea Monegato. E’ l’immolazione riparatrice del male; è l’ardire oltre ogni dire: è far proprio lo stesso ideale e missione del Figlio di Dio: è unirsi al suo fine redentivo del male e portarvi salvezza. Nessuno può proporsi un obiettivo più alto, come nessuno può chiedere di più a un’anima: è l’amore che dilaga, che non ha misura, quello che ama perché ama, l’amore unica ragione a sè stesso. Chino il capo e ammutolisco commosso nello spirito quando percepisco questo, che considero come il segreto più profondo e altissimo della sua vita. La radice di questo piccolo fiore sta alimentandosi della linfa che produce esiti di eroismo. Non gli resta che sognare la Missione. Sogno presto coronato.
L’ospedale di Padova la abiliterà come infermiera. Pur malferma di salute sarà tra i malati in Etiopia a svolgere con le consorelle un servizio sanitario e una missione che è più simile a un’odissea, in condizioni che in breve diverranno ai limiti e proibitive. Accosta qualunque categoria di persone, credenti, non credenti, atei, musulmani, persone che le si oppongono e la criticano, parole semplici le sue per confortare. Ha un diploma di terza elementare, ma sa l’arte di persuadere, il suo linguaggio tocca il cuore, penetra gli animi, «rivelando doti di consiglio inattese in una donna che di sé ha così poca stima.
Autentica educatrice, senza predicare né insegnare». Suo sistema di vita, a dire del chirurgo che assisteva, era: sovveniva ad ogni richiesta dei malati anche per le piccole esigenze; usava piccoli biglietti per non dimenticare ogni richiesta: metodo sperimentato all’ospedale di Padova. Bombardato anche l’ospedale opererà tra i malati gravi con scarsità di mezzi e di medicine, raccogliendo i loro aneliti finali, in servizio senza orari, aggiungendo spesso anche la notte al termine diurno del servizio.
Dove trova tanto coraggio e resistenza? Eppure si annota: «lavora senza sforzo, quasi con facilità e trasporto, con spontaneità, non può far molto per alleviare il dolore e la disperazione di molti, ma se ne fa carico». Il suo motto di servizio: «si, volentieri, subito». Finirà prigioniera a servire, malata, i prigionieri: talvolta necessariamente seguirà qualche elogio e la si udrà dire di sé stessa: «ma cosa vuole che abbia fatto questo suora»… oppure già molto grave per il tumore, ma in costante servizio: «sono una suora da niente, tutto quello che cerco è di fare come Sr. Bertilla…certo non valgo niente, ma in Paradiso posso andarci lo stesso. Ho l’obbedienza come Sr. Bertilla, ho la malattia come Sr. Bertilla e sono un’oca come Sr. Bertilla».
Finirà operata sopra un tavolo da cucina. In quindici giorni raggiungerà il cielo dopo aver chiesto perdono al chirurgo per non averla potuta guarire e preannunciandogli che le sue mani saranno benedette. Morirà solo quando le sue viscere di misericordia, (anche Dio ha viscere di misericordia), fondamento più profondo di ogni umanizzazione e senso primo di ogni anche competenza professionale, si saranno bloccate per paralisi intestinale …
Ai funerali di tutta la città, anche i musulmani, che la chiamavano mamma e che giorni prima la supplicavano di non morire, erano vestiti a festa. Simbolo e anticipo di quella festa per cui molti morenti di ogni religione l’avevano desiderata al loro capezzale, festa verso cui si sono orientati senza sosta tutti i suoi giorni feriali, festa della piccolezza che diventa grandezza e gioia senza fine. Festa piena e perenne, nella trasfigurazione della gloria. Suor Liduina, piccola serva in cui il Signore ha compiuto grandi cose, accompagnaci tutti nel cammino della vita.
Beata sorella Liduina intercedi e prega per noi. Padre Camillo Bianchini